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Raiano

La stazione di Raiano, situata tra le gole di San Venanzio – dove la ferrovia attraversa alcune gallerie – e la Valle Peligna, è una delle più importanti del tratto L’Aquila-Sulmona. Fu inaugurata nel 1875.

«Paelignorum Corfinienses, Superequani et Sulmonenses» così descrive le popolazioni peligne Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia. 

Raiano si trova nelle vicinanze dell’antica Corfinium. Sulla collina del Castellone, sorse nel medioevo la Villa Ragiani o Catrum Radiani, la cui prima notizia certa risale all’anno 872 d.C. Questo primo nucleo abitato, che nel X secolo ospitò per breve tempo gli imperatori Ottone I ed Ottone III, seguì per tutto il medioevo le vicende feudali del Regno meridionale, soggetto alle successive monarchie normanna, sveva, angioina e aragonese, rivestendo però notevole importanza a causa della sua posizione strategica in funzione del vecchio Tratturo che collegava Foggia a Celano. 

A causa dei terremoti del XV secolo, l’area venne abbandonata, e i suoi abitanti si stabilirono più a valle, su una piccola altura collocata a ridosso della via Consolare nell’esatto punto in cui si separa il Tratturo: nasce così l’agglomerato urbano chiamato “Raiano vecchio”, corrispondente all’attuale quartiere Sant’Antonio, dal nome della chiesa del compatrono. Il successivo terremoto, quello del 1703, comportò ingenti perdite. Molti edifici, come i palazzi nobili, vennero ricostruiti ex novo. 

Nonostante si tratti di un piccolo paese di provincia, nel secolo precedente Raiano fu molto gettonato da personaggi di spicco come, ad esempio, Benedetto Croce, Cesare de Lollis e l’editore Giovanni La Terza.

Raiano è interamente attraversata dall’antica via della transumanza dal tratturo Celano-Foggia. Questo Regio Tratturo raccoglieva a Celano i flussi pastorali della zona Velino-Sirente, costeggiava il bordo settentrionale della conca del Fucino e, attraverso la Valle Subequana, raggiungeva a Raiano la conca Peligna. Traversata la conca, toccava Sulmona e iniziava la salita che dalla valle del Gizio, via Pettorano e Rocca Pia, conduceva al piano delle Cinquemiglia; il valico della Portella mette poi in comunicazione con gli altipiani maggiori di Rivisondoli, Pescocostanzo e Roccaraso. 

Di notevole interesse storico e artistico è l’eremo di San Venanzio, costruito nel XV secolo lungo le omonime grotte. L’accesso al santuario è possibile grazie ad un ponte a loggia, mentre per quanto riguarda l’architettura, l’eremo è caratterizzato da un’unica navata sormontata da una volta a botte. L’altar maggiore, in pietra, venne realizzato dallo scultore raianese Diego Mostacci.

Suggestiva è anche la Torre dell’orologio, caratterizzata da una pianta cilindrica, poiché unica parte superstite dell’antico castello.

Progetto Realizzato da: Associazione Culturale Giovanile Riattivati 

Con il contributo di: FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS, INTESA SANPAOLO, Rotary Club Rieti 

Grazie al Comitato Promotore: Amici di Rieti, Associazione Culturale Giovanile Riattivati,  Rotary Club Rieti e Associazione Collezionisti “Sabatino Fabi”

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